DREAMCATCHERS – METAMORFOSI SOSPESE
Ravagnan Gallery

21 Ottobre, 2025 – 30 Giugno 2026

Aeroporto Marco Polo – Venezia

a cura di Galleria Ravagnan
in collaborazione con il Gruppo SAVE S.P.A.

Prosegue il progetto L’arte incontra il viaggio, nato dalla collaborazione tra la Galleria Ravagnan e il Gruppo SAVE S.P.A., nell’ambito delle iniziative culturali promosse dall’Aeroporto di Venezia con l’obiettivo di portare l’arte contemporanea all’interno degli spazi del terminal passeggeri.
In questa esposizione, all’interno dell’Aeroporto Marco Polo, le sculture di Annalù accolgono i viaggiatori come visioni sospese, leggere e potenti al tempo stesso.
Tra partenze e ritorni, le sue opere creano uno spazio inaspettato di silenzio e meraviglia, dove la materia si fa trasparenza e il tempo sembra rallentare.

Le sculture, realizzate in vetro di Murano, vetroresina, carta e inchiostri, costruiscono una pausa che respira, fatta di colore, metamorfosi e leggerezza — una pausa capace di toccare chi attraversa questi luoghi in movimento e aprire a un’emozione.

Protagonista è la serie Dreamcatchers, da cui la mostra Dreamcatchers. Metamorfosi sospese prende il nome.
Il dreamcatcher, o cacciatore di sogni, è un antico amuleto di origine indigena che ha il potere di catturare i sogni positivi e filtrare quelli negativi, lasciando libera la mente e il cuore di volare verso nuove possibilità.
Le spirali e le forme circolari delle opere di Annalù evocano proprio questa funzione: una spirale dove sogni e realtà si intrecciano, dove il tempo e lo spazio si sospendono e dove ogni visitatore può ritrovare un momento di quiete e riflessione, un invito a sognare a occhi aperti.

Le sculture si presentano come grandi opere da parete, forme ariose che richiamano mandala antichi, vortici cosmici e fioriture sospese. Al centro, dischi di vetro soffiato raccontano la preziosità dell’origine; attorno, ali di farfalla e foglie di ginkgo si disgregano e si ricompongono in un movimento perpetuo, come se l’opera stessa respirasse insieme all’universo. Le farfalle, simbolo di trasformazione e anima, si moltiplicano in mosaici impossibili, disegnati con colori che non esistono in natura ma vibrano di una bellezza onirica. Il ginkgo biloba, albero millenario e sacro, introduce un dialogo con la resilienza, la dualità e la forza silenziosa del tempo.

I materiali — vetro, resina e carta — raccontano una natura viva, intrecciata all’artificio e al senso dell’istante.
E Venezia, madre anfibia, è l’origine e la destinazione di questa poetica della materia: una città che appare e scompare tra le brume, come le opere di Annalù, che non si limitano a essere viste ma sembrano librarsi e dissolversi, presenze leggere e mutevoli in continuo movimento.

All’interno dell’aeroporto, luogo per eccellenza del passaggio, queste sculture diventano compagne silenziose di viaggio, presenze che offrono un momento di sospensione e di bellezza, trasformando il transito in esperienza.
Le opere di Annalù sono inviti al sogno, a un viaggio che non ha bisogno di destinazione: frammenti di luce e metamorfosi che parlano di trasformazione, libertà e respiro.

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